E’ terminata nella prima settimana di novembre la raccolta delle olive di Tenuta Sant’Aquilina. Il quantitativo raccolto è stato più che soddisfacente, in controtendenza rispetto a quanto si è verificato nel resto del territorio romagnolo. Le pratiche biologiche applicate ai nostri oliveti, sia nella difesa contro la mosca che nella gestione del suolo, hanno dato ottimi risultati al punto che la nostra produzione è più che triplicata rispetto alle due annate precedenti.
Le pratiche colturali
Il sovescio con favino e altre leguminose ha apportato alle piante una buona quantità di elementi nutritivi. Questo si è tradotto in un buon livello vegetativo (nuove foglie) unito a una buona fioritura e successiva allegagione.
Il sovescio consiste nel seminare le leguminose negli spazi liberi tra pianta e pianta per poi procedere al loro interramento nel momento della fioritura. Le migliori essenze da sovescio sono le leguminose come favino e veccia. Queste piante erbacee hanno la caratteristica di fissare direttamente dall’atmosfera l’azoto che poi rendono disponibile agli olivi in seguito all’interramento. In agricoltura biologica questo è il modo più efficace per arricchire il terreno di elementi nutritivi.
La difesa contro i parassiti
L’estate 2019 è stata caratterizzata da periodi caldi ma non caldissimi, intervallati da alcune piogge che hanno favorito lo sviluppo della mosca dell’olivo. Il controllo di questo insetto è stato particolarmente difficile soprattutto per chi, come Tenuta Sant’Aquilina, non utilizza prodotti chimici di sintesi ma solo prodotti naturali. Nonostante le difficoltà le olive portate al frantoio erano sufficientemente sane e le caratteristiche analitiche dell’olio hanno confermato il dato visivo.
Nel corso del 2019 un altro parassita ha complicato la gestione degli oliveti. Si tratta della dasineura dell’olivo. Senza entrare in dettagli troppo tecnici ci limitiamo a evidenziare che si tratta di un insetto responsabile di deformazioni e caduta massiva delle foglie. Nei prossimi anni metterà sicuramento a dura prova la coltivazione dell’olivo soprattutto nelle aziende che non fanno uso di insetticidi chimici.
Le caratteristiche dell’olio
L’olio che abbiamo ottenuto si presenta di un bel colore verde con riflessi dorati. Buono il profumo con sentori di mandorla, pomodoro e leggermente di carciofo. Rispetto alle annate scorse al palato risulta essere meno piccante e amaro, quindi più delicato. Caratteristica quest’ultima che si riscontra in generale in quasi tutti gli oli dell’annata. Per quanto riguarda l’acidità siamo al di sotto dello 0,3%, quindi parliamo di un olio extravergine di elevata qualità ottenuto da olive freschissime e sane.
L’olio extravergine di oliva romagnolo è costoso?
In complesso il 2019 si caratterizza per essere un anno di produzione scarsa in provincia di Rimini. Numerose aziende lamentano una diminuzione media del 50% nella produzione di olio extravergine locale. Questo dato ha provocato un innalzamento dei prezzi del 10-20%. Si tratta di una tendenza comune per le produzioni di tutto il centro nord Italia mentre nelle regioni meridionali la produzione è stata superiore al passato.
Molti lamentano che l’olio extravergine ottenuto dagli oliveti riminesi o romagnoli sia troppo caro. Nei supermercati si trovano olii molto meno costosi. Noi che ci occupiamo della coltivazione (biologica) degli oliveti. Noi che raccogliamo manualmente le olive al giusto grado di maturazione. Noi che le portiamo in frantoio ogni giorno dove sono spremute a freddo entro 12 ore. Noi che sappiamo la fatica e i costi che ci sono dietro ogni goccia d’olio. Noi, non sappiamo come si possa vendere un litro d’olio d’oliva extravergine a meno di 10 Euro. Qualcuno prima o poi ce lo dovrà spiegare. Non solo a noi.
Commenti
Nessun commento da mostrare.